Mercato del lavoro, presentato il Rapporto Cnel

Pubblicato Martedì, 01 ottobre 2013

La crisi condiziona ancora in maniera determinante le performance del mercato del lavoro influenzando la domanda e stimolando cambiamenti nei comportamenti. A fronte di una maggiore partecipazione al mercato del lavoro, si registra un aumento della disoccupazione, in particolare nel Mezzogiorno; i giovani hanno difficoltà a proseguire negli studi e la mancanza di lavoro e di formazione impoveriscono il capitale umano accumulato.
Questi sono alcuni aspetti tratteggiati nel Rapporto sul mercato del lavoro 2012 – 2013, elaborato dal Cnel e presentato a Roma il 1° ottobre.
La perdita del potere d’acquisto delle famiglie e la diminuzione dei salari reali ha fatto registrare un significativo aumento della forza lavoro, un incremento del tasso di attività che coinvolge tutte le fasce d’età.
È in aumento il tasso di attività dei giovani (15-29 anni), nonostante rappresentino meno del 7% degli attivi, laddove i “maturi” (over 55) sono ormai più del 12%. Non si arresta il fenomeno dei NEET (“Not in employment, education or training”): la quota di ragazzi che non hanno un’occupazione e al tempo stesso non sono a scuola o in formazione si attesta al 23.9% della popolazione giovanile, con punte di 35% nelle regioni del Mezzogiorno.
Più attivi sul mercato, ma più disoccupati o sottoinquadrati rispetto ai livelli di istruzione conseguiti, i giovani confermano ancora una volta il vuoto che esiste tra i risultati del sistema formativo e la domanda di lavoro ed il progressivo incremento del fenomeno dell’over-education. I giovani sono inoltre più frequentemente working poor, lavoratori a basso salario, che accettano condizioni lavorative, che li espongono al rischio di indigenza, pur di entrare nel circuito produttivo. Peraltro, la maggiore disponibilità a prestazioni saltuarie e non inquadrate ha determinato la crescita del lavoro nero in tutto il Paese.
Anche l’offerta di lavoro delle donne è in aumento, sia rispetto agli anni passati che nei confronti della componente maschile: le donne “attive” sono ora più del 42% delle forze lavoro (40.5% nel 2007); e soprattutto sono aumentate le “occupate”: il tasso di occupazione femminile è salito al 41.6% dal 39.7% del 2007, con una crescita dell’1.2% rispetto al 2011, pari a 109 mila occupate in più. Permane, comunque, il fenomeno della segmentazione di genere: le professioni in cui si concentra la presenza femminile sono poche e poco qualificate
Permane, poi, il divario tra Nord e Sud del Paese: la crescita della partecipazione al mercato del lavoro è stata più marcata nelle regioni del Mezzogiorno, ma in buona parte si è tradotta nel passaggio dall’inattività alla disoccupazione.
Il Rapporto Cnel indica un progressivo impoverimento del capitale umano, che rischia di generare conseguenze sociali allarmanti, soprattutto perché le più colpite sono le nuove generazioni.
“Il sottoutilizzo della nostra forza lavoro è aggravato dal deterioramento del capitale umano di chi resta fuori dal mercato. Il danno individuale è una perdita sociale, sia per le minori potenzialità di crescita che derivano dalla riduzione del capitale umano, che per le esternalità negative nei rapporti sociali e la mancata produzione di capitale umano futuro che consegue dalla povertà di risorse per l’istruzione”.
“Una politica per il lavoro non può che essere una politica attiva per la crescita, se l’economia italiana non si riporterà su un sentiero di crescita sarà molto difficile, secondo il Cnel, un’inversione di tendenza rispetto all’attuale crisi”. Secondo i dati presenti nel Rapporto, per riportare il tasso di disoccupazione all’8 per cento entro il 2020, il tasso di crescita del Pil dovrà superare il 2 per cento all’anno negli anni futuri.
Le conclusioni a cui giunge il Rapporto sono che: “Le politiche del lavoro non potranno che utilizzare strumenti a costo ridotto e puntare sulle immense economie derivanti dalla valorizzazione della collaborazione come vantaggio competitivo, dal miglioramento dei prodotti e dei processi, l’ottimizzazione dell’organizzazione del lavoro in funzione sia delle esigenze del mercato che di quelle dei lavoratori; ma anche dall’investimento in formazione e addestramento e dal potenziamento della gestione delle risorse attraverso la partecipazione”. Il Cnel vede in un’azione comune di tutti i soggetti coinvolti l’“esigenza maggiore in un momento di vero spartiacque tra la recessione e i primi passi di fiducia per organizzare la ripresa”.

In allegato il testo del Rapporto Cnel.



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