Libera circolazione dei lavoratori, la Commissione Ue soddisfatta per l'approvazione della nuova direttiva

Pubblicato Lunedì, 14 aprile 2014

La Commissione europea ha espresso soddisfazione per l'adozione da parte del Consiglio dei ministri della UE, il 14 aprile, di una nuova direttiva volta a garantire una migliore applicazione a livello nazionale del diritto dei cittadini della UE di lavorare in un altro Stato membro. Le nuove norme, proposte dalla Commissione nell'aprile 2013, intendono colmare il divario esistente tra diritti e realtà e aiuteranno i cittadini che lavorano o cercano un lavoro in un altro paese ad esercitare concretamente i loro diritti. Gli Stati membri dispongono ora di due anni per attuare la direttiva a livello nazionale.

La direttiva ha l'obiettivo di eliminare gli ostacoli esistenti alla libera circolazione dei lavoratori, tra cui la scarsa consapevolezza delle norme UE da parte dei datori di lavoro sia pubblici che privati e le difficoltà incontrate dai cittadini mobili nell'ottenere informazioni e assistenza negli Stati membri ospitanti. Per superare questi ostacoli e prevenire ogni forma di discriminazione la direttiva imporrà agli Stati membri di garantire:

- che uno o più organismi a livello nazionale forniscano un sostegno e assistenza giuridica ai lavoratori migranti della UE per quanto riguarda l’applicazione dei loro diritti,

- una tutela giuridica efficace dei diritti e informazioni facilmente accessibili in più di una lingua comunitaria sui diritti di cui godono i lavoratori migranti della UE e le persone in cerca di lavoro.

Il diritto dei cittadini europei di lavorare in un altro Stato membro, sancito dall'articolo 45 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE), comprende il diritto a non essere oggetto di discriminazione fondata sulla nazionalità, per quanto riguarda l'accesso all'impiego, la retribuzione e le altre condizioni di lavoro. Il regolamento (UE) n. 492/2011 elenca dettagliatamente i diritti che derivano dalla libera circolazione dei lavoratori e definisce aree specifiche in cui la discriminazione fondata sulla nazionalità è vietata, in particolare per quanto riguarda: l'accesso all'occupazione, le condizioni di lavoro, i vantaggi sociali e fiscali, l'accesso alla formazione, l'iscrizione alle organizzazioni sindacali, l'alloggio, l'accesso all'istruzione per i figli dei lavoratori.

Attualmente il 3,3% della forza lavoro dell'UE, ossia 8 milioni di persone, vive e lavora in un altro Stato membro; 1,2 milioni di persone vivono in un paese dell'UE, ma lavorano in un altro. Tuttavia le persone che lavorano o che desiderano lavorare in un altro paese spesso non dispongono di informazioni sui loro diritti nello Stato membro ospitante e possono incontrare difficoltà nell'accedere a un posto di lavoro o nell'ottenere le stesse condizioni di lavoro o gli stessi vantaggi sociali dei lavoratori nazionali. L’assistenza fornita a livello nazionale ai lavoratori mobili dell'UE per aiutarli a far valere i loro diritti varia notevolmente da un paese all'altro.
László Andor, Commissario UE per l'Occupazione, gli affari sociali e l'inclusione, ha dichiarato: "Mi congratulo vivamente per l'approvazione della direttiva in data odierna, a meno di un anno da quando la Commissione ha presentato la proposta. È una buona notizia per tutti coloro che desiderano lavorare o stanno già lavorando in un altro Stato membro. Indipendentemente dal fatto che le persone desiderino o no lavorare in un altro paese dell’UE - che è una questione di scelta personale - queste nuove norme faranno comunque sì che tutti i cittadini conoscano meglio i diritti dei lavoratori mobili. In questo modo possiamo contribuire ad agevolare la mobilità all’interno del mercato del lavoro della Ue".