Cnel, presentato il Rapporto sul mercato del lavoro

Pubblicato Giovedì, 07 dicembre 2017

L’edizione 2017 del Rapporto sul mercato del lavoro e sulla contrattazione collettiva del Cnel (legge 30 dicembre 1986, n. 936, artt. 10, 16 e 17) segna uno spartiacque rispetto alle edizioni precedenti: tenendo infatti conto delle riforme intervenute di recente sugli assetti del mercato del lavoro e delle relazioni industriali, il CNEL ha ripensato i contenuti del proprio tradizionale report e lo ha integrato con contributi tematici forniti dai soggetti istituzionalmente preposti a migliorare l'efficienza del mercato e delle politiche del lavoro e a valutarne la bontà, ANPAL e INAPP. 

Questa ultima edizione è composta da tre sezioni. Nella prima sono descritti gli aspetti generali delle principali variabili descrittive dell’offerta di lavoro fra il 2016 e il 2017: identikit socio-demografico degli occupati, delle persone in cerca di lavoro, dei part timers e dei lavoratori su turni. Questi dati sono stati analizzati secondo tre fasi temporali: 2008-2011, fase del crollo occupazionale della componente maschile; 2011-2014, fase di avvio del contenimento del fenomeno e di lieve ripresa dell’occupazione femminile; 2014-2016, fase di incremento generale dell’occupazione, in prevalenza maschile. Ripercorrendo le trasformazioni avvenute in questi periodi, ha trovato conferma, secondo il Cnel, l’esistenza della “trappola della flessibilità” e della segregazione orizzontale per le donne, con i conseguenti noti differenziali salariali. Il fatto che il part time mostri un costante trend crescente fra il 2008 e il 2017 sia per gli uomini che per le donne, e anche in concomitanza di cadute dell’occupazione generale, induce a pensare che l’istituto sia stato utilizzato come veicolo di creazione di nuova occupazione (per le donne) e come strumento di contenimento dell’occupazione, con i relativi riflessi sui costi del lavoro.

Sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro, nel report si evidenzia che quella delle donne italiane è tra le più basse dell’area OCSE (differenza di genere del 18% contro una media OCSE del 12%), ma se si analizza il dato del livello di istruzione femminile si nota che le donne attive sul mercato sono con probabilità le più istruite e con le potenzialità retributive più elevate rispetto alle inattive. Nel confronto con i livelli occupazionali raggiunti dai grandi Paesi europei, il gap occupazionale non solo persiste, ma è cresciuto per la componente femminile, e la categoria in assoluto più svantaggiata è quella delle donne giovani residenti nel Mezzogiorno, dove i fenomeni di esclusione si estendono ai processi formativi. 

In generale il mercato del lavoro presenta la tendenza alla flessibilità dei contratti: secondo l’analisi Cnel, nel primo semestre 2017, ridotti gli incentivi, l’occupazione a termine è cresciuta a tassi maggiori rispetto a quella permanente. Sembrerebbe pertanto emergere una tendenza, in assenza di incentivi, a flessibilizzare i contratti anche in fase espansiva. L’analisi per età, infine, conferma la più elevata esposizione dei giovani al “rischio congiuntura”: l’occupazione giovanile diminuisce più rapidamente rispetto all’occupazione totale in fasi di recessione, e cresce a tassi maggiori in fase di crescita. L’elasticità del flusso di nuovi contratti rispetto alla disponibilità degli incentivi decresce con l’età: la riduzione del costo del lavoro comportata dagli incentivi ha cioè incrementato le assunzioni di giovani in misura più che proporzionale rispetto alle altre classi di età, e la riduzione del contributo ha prodotto una flessione degli ingressi più evidente per le fasce più giovani.

Nella seconda sezione il Rapporto presenta contributi sul capitale umano nei settori privato e pubblico, e in particolare un quadro sinottico delle riforme che negli ultimi venti anni hanno interessato il lavoro pubblico e un focus su consistenza, struttura e composizione del lavoro alle dipendenze della P. A.  Inoltre un focus è dedicato all’impatto su quantità, qualità e organizzazione del lavoro di tecnologie sempre più disponibili a basso costo e destinate a evolvere con ritmi e contenuti imprevedibili, nonché alcune riflessioni sugli strumenti messi in campo per sostenere il piano “Industria 4. 0”.

Infine la terza e ultima sezione è dedicata alle tendenze delle relazioni industriali e alle dinamiche della contrattazione collettiva, riporta un quadro sui “numeri” dell’Archivio nazionale dei contratti collettivi di lavoro attivo presso il CNEL.

Per maggiori dettagli consulta il Rapporto Cnel