L’apprendimento permanente e il Piano nazionale di Garanzia delle competenze

Pubblicato Mercoledì, 31 gennaio 2018

"Parlare di apprendimento permanente vuol dire mettere al centro la persona, le sue capacità, le sue competenze, le sue inclinazioni, le sue ambizioni, i suoi percorsi di crescita. Vuol dire metterla al centro delle nostre politiche e dei nostri interventi già a partire dal sistema di istruzione e formazione e continuare a farlo lungo tutto il corso della sua esistenza". La ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Valeria Fedeli ha introdotto così la presentazione delle cinque azioni da mettere in campo per intervenire in maniera significativa sul fronte delle competenze fino a costruire un Piano di garanzia delle competenze della popolazione adulta.


Le cinque proposte ministeriali si concentrano su:

- Favorire e sostenere la partecipazione dei CPIA (Centri provinciali per l’istruzione degli adulti) alla costruzione e al funzionamento delle reti territoriali per l'apprendimento permanente.

- Favorire e sostenere - in coerenza con quanto previsto da "Agenda 2030" e dalla "Nuova Agenda europea delle competenze" – l'attivazione di "Percorsi di Garanzia delle Competenze" destinati alla popolazione adulta in età lavorativa finalizzati all'acquisizione delle competenze di base (matematiche, alfabetiche, linguistiche e digitali), trasversali (capacità di lavorare in gruppo, pensiero creativo, imprenditorialità, pensiero critico, capacità di risolvere i problemi o di imparare ad apprendere e alfabetizzazione finanziaria).

- Potenziare e consolidare i Centri di ricerca, sperimentazione e sviluppo in materia di istruzione degli adulti, già attivati.

- Favorire e sostenere la piena applicazione ai percorsi di istruzione degli adulti di strumenti di flessibilità e in particolare della "fruizione a distanza".

- Favorire e sostenere l'attivazione di "Percorsi di Istruzione Integrati" finalizzati a far conseguire, anche in apprendistato, una qualifica e/o un diploma professionale nella prospettiva di consentire il proseguimento della formazione nel livello terziario (universitario e non). L'obiettivo primario è l'attivazione entro il 2019, d'intesa con le Regioni, di una sperimentazione nazionale dei "Percorsi di Istruzione Integrati".


Con l’obiettivo di avviare il confronto per conseguire questi risultati il MIUR ha promosso lo scorso 24 gennaio una conferenza sull'apprendimento permanente al quale hanno preso parte tutti i soggetti istituzionali coinvolti ed inoltre le organizzazioni sindacali, i rappresentanti dei CPIA, quelli della Rete universitaria per l'apprendimento permanente (RUIAP), quelli del terzo settore e dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI).

Le Regioni, da sempre concordi nel lavoro condiviso sull’apprendimento permanente, che veda la partecipazione di tutti gli attori interessati ciascuno secondo il proprio ruolo e secondo la propria competenza, hanno subito raccolto la proposta della ministra. Il Coordinamento tecnico della Commissione Istruzione e Lavoro della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, infatti, ha elaborato una proposta tecnico-operativa che è stata presentata al Tavolo interistituzionale sull’apprendimento permanente presso la Conferenza Unificata già nella riunione del 30 gennaio.


Le Regioni e Province autonome hanno proposto di restringere il campo per poter lavorare su segmenti specifici dell’apprendimento permanente attraverso proposte di lavoro mirate:

• Spostare l’ottica di rete per l’apprendimento permanente dai soggetti che la compongono ai servizi da fornire all’utenza. Non sembra ormai più opportuno andare a definire standard prestazionali della rete di apprendimento permanente a partire dai soggetti che obbligatoriamente la debbono comporre. Sembra piuttosto più opportuno andare ad individuare un set di servizi/prestazioni che ogni territorio deve garantire all’utenza sfruttando le reti già approntate.

• Approntare azioni di informazione/formazione sul costituendo sistema nazionale di certificazione delle competenze. Preso atto del ruolo che i CPI andranno a ricoprire nel costituendo sistema di individuazione, validazione e certificazione delle competenze, si tratta di organizzare occasioni di sensibilizzazione degli attori istituzionali e non e dei cittadini illustrando le potenzialità del costituendo sistema nazionale di certificazione delle competenze al fine di mostrare la possibilità di capitalizzare le competenze acquisite nei diversi contesti di apprendimento (formale, non formale, informale) in favore di una maggior mobilità e una migliore occupabilità.

• Mettere a sistema indagini, rilevazioni sui sistemi che compongono l’apprendimento permanente. Si ritiene utile delineare un quadro informativo chiaro, a partire dalle rilevazioni esistenti, con specifico riferimento alla situazione dei CPIA. Ciò al fine di programmare interventi mirati in termini di efficacia e di efficiente utilizzo delle risorse disponibili.

• Focalizzare l’attenzione sulla formazione per la qualificazione/riqualificazione degli adulti in cerca di occupazione. In tal senso potrebbe essere avviato un gruppo di lavoro che studi la possibilità per gli Istituti professionali che attivano i corsi serali, anche nella collaborazione con i CPIA e con gli enti di formazione professionale accreditati, di realizzare in regime di sussidiarietà percorsi di IeFP per il rilascio di qualifiche e diplomi professionali. Ulteriore fattore sinergico potrebbe risiedere nel collegamento con i CPI per l’intercettazione dell’utenza. Tali azioni formative dovrebbero rispondere ad una logica di “individualizzazione degli interventi” attraverso una prima fase di bilancio e messa in trasparenza delle competenze possedute ed acquisite anche in contesti non formali e informali e, successivamente, strutturando percorsi che, tenendo conto delle competenze già maturate dall’individuo, possano portare all’ottenimento di una qualifica/diploma nel più breve tempo possibile.

• Studiare metodi e strumenti per l’orientamento degli adulti in cerca di occupazione. Fermo restando il ruolo di centralità dei CPI nei processi di orientamento della popolazione adulta per l’accesso all’occupazione, appare necessario cercare di intercettare quella popolazione adulta non adeguatamente qualificata che sfugge alla profilazione dei CPI. In tal senso appare utile potenziare un servizio di orientamento che intercetti l’utenza e la informi in primis circa l’utilità di un bilancio e prima attestazione delle competenze possedute e, in seconda battuta, sui possibili percorsi di qualificazione. Per l’erogazione di tale servizio non può essere certamente trascurato l’apporto dei Comuni quale istituzione più prossima al cittadino.