Fondi Ue, le Regioni a confronto con ministro Lezzi

Pubblicato Venerdì, 05 ottobre 2018

"Ritengo che il nostro Paese abbia assoluta necessità di fare sistema: portare le nostre istanze presso la Commissione europea avendo prima condiviso il percorso da intraprendere con Regioni e gli enti locali, ci può dare ulteriore forza negoziale. Ho trovato molta collaborazione e sintonia da questo punto di vista, abbiamo messo da parte qualunque appartenenza e ci siamo confrontati sugli emendamenti da presentare in sede europea per far sì che nella prossima programmazione non ci siano penalizzazioni per il nostro Paese e che tutte le risorse possano essere utilizzate nella maniera più semplice ed efficace possibile". Il ministro per il Sud e la Coesione sociale Barbara Lezzi ha così sintetizzato l’esito dell’incontro svoltosi ieri, 4 ottobre presso palazzo Chigi, con Regioni ed enti locali sulla programmazione 2021/2027 dei Fondi Ue.

"Presenteremo - ha aggiunto il ministro - un piano di semplificazioni per l'utilizzo dei fondi, perché è giusto che le Regioni non siano soffocate dalla burocrazia e possano concentrarsi maggiormente su programmazione e progettazione. Abbiamo anche condiviso la contrarietà nei confronti della condizionalità macro-economica. Se un territorio non dovesse rispondere ai giusti canoni nel rapporto deficit-Pil potrebbe rischiare di perdere risorse: noi non vogliamo che ciò accada perché i cittadini di quei territori che hanno fondamentali non buoni non possono essere doppiamente penalizzati. Chi è indietro e in difficoltà deve certamente fare il suo dovere al meglio, ma penalizzarlo andrebbe paradossalmente contro il principio stesso delle politiche di coesione".

Stefano Bonaccini, presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, ha ribadito che il difendere la politica di coesione in Europa, l’agire attraverso la concertazione con le Regioni e puntare sulla semplificazione per migliorare la performance del sistema Italia rispetto alla capacità di programmazione e spesa dei fondi strutturali sono i punti convergenti su cui fondare una leale collaborazione istituzionale. E le Regioni sono pronte a fare la propria parte ma occorrono alcune condizioni.

“La prima è che l’esecutivo intervenga sul bilancio Ue poco ambizioso che incide su politica di coesione e politica agricola per lo sviluppo rurale. Politiche di spesa tradizionali sviluppate sui territori che stanno aiutando questo paese ad uscire dalla crisi. In tutte le fasi del negoziato occorre difendere la natura strutturale del fondo sociale europeo come componente ineliminabile della politica di coesione.

Inoltre dobbiamo insistere - ha proseguito Bonaccini - per chiarire che il rapporto tra politica di coesione e semestre europeo deve comunque ruotare attorno da obiettivi coerenti con la politica di coesione senza inficiare certezza e stabilità alla programmazione”.

Infine il presidente Bonaccini ha chiesto chiarezza anche sulla questione del co-finanziamento nazionale: “Ottenere lo scorporo del cofinanziamento dal patto di stabilità interno deve essere una priorità. Ciò consentirebbe di liberare i bilanci regionali dal paradosso di avere risorse e non potere spenderle. "Noi siamo disponibili a fare tutto il possibile per monitorare l’azione del sistema Italia – sia sull’attuazione dei Por (programmi operativi regionali) che dei Pon (programmi operativi nazionali) - e per incidere sulle regole per facilitare la spesa. A questo proposito - ha concluso Bonaccini - ho proposto al Governo l’istituzione di un gruppo di contatto ristretto con le Regioni per seguire il negoziato europeo”.