Censis, presentato il 52° Rapporto sulla situazione sociale in Italia

Pubblicato Venerdì, 07 dicembre 2018

È un Paese in difficoltà quello tratteggiato dal 52° Rapporto Censis sulla situazione sociale 2018: "Il processo strutturale chiave dell'attuale situazione è l'assenza di prospettive di crescita, individuali e collettive". 

"Una prima forte delusione – ha spiegato il direttore generale del Censis, Massimiliano Valerii - è quella di aver visto sfiorire la ripresa che l'anno scorso e fino all'inizio di quest'anno era stato vigorosa, e che è invece svanita sotto i nostri occhi, con un Pil negativo nel terzo trimestre di quest'anno dopo 14 mesi di crescita consecutiva”. Non c'è più la speranza di migliorare, di crescere: il 96% delle persone con un basso titolo di studio e l'89% di quelle a basso reddito sono convinte che resteranno nella loro condizione attuale, ritenendo irrealistico poter diventare benestanti nel corso della propria vita, rileva il Censis.

Sul fronte dell’educazione il quadro non migliora. Il Censis rileva che in formazione investe poco lo Stato e si ritrae anche il cittadino. Nella distribuzione delle risorse disponibili, rileva il Censis, alla tradizionale sproporzione tra gli investimenti nei segmenti scolastici iniziali e l'Università (meno finanziata) si è sostituito "un omogeneo volare basso che ci colloca in tutti i casi al di sotto della media europea". L'Italia investe infatti il 3,9% del Pil, mentre la media europea è del 4,7%. 

Il tasso di abbandoni precoci dei percorsi di istruzione è del 18% dei giovani tra i 18 e i 24 anni, quasi doppio rispetto a una media europea del 10,6%, nelle basse performance dei quindicenni italiani nelle indagini Ocse-Pisa, e in 13 punti percentuali di distanza che ci separano dal resto dell'Europa in relazione alla quota di popolazione giovane laureata. I laureati italiani tra i 30 e i 34 anni raggiungono il 26,9%, contro una media Ue del 39,9%.

I giovani continuano ad avere difficoltà anche nel mondo del lavoro: tra il 2007 e il 2017 gli occupati giovani, di età compresa tra 25 e 34 anni, si sono ridotti del 27,3%, un milione e mezzo di giovani lavoratori in meno. Nello stesso tempo gli occupati tra i 55 e i 64 anni, invece, sono aumentati del 72,8%. In dieci anni siamo passati da un rapporto di 236 giovani laureati occupati ogni 100 anziani a 99. E nel segmento di lavoratori più istruiti i 249 laureati occupati ogni 100 lavoratori anziani sono diventati appena 143. Mentre sono aumentati i giovani in condizione di sottoccupazione, nel 2017 erano 237.000 tra i 15 e i 34 anni, un valore raddoppiato rispetto a sei anni prima. Aumentano anche i giovani lavoratori con part-time involontario, che passano a 650.000 nel 2017, 150.000 in più rispetto al 2011.

A questo si accompagna, in generale, una diminuzione dei giovani nel nostro Paese: i giovani italiani tra i 15 e i 34 rappresentano una minoranza della popolazione, appena il 20,8%. Ma, osserva il Rapporto Censis, nel resto dell'Europa non va troppo meglio, la fascia 15-24 anni in media è il 23,7% della popolazione, mentre i giovanissimi (tra i 15 e i 34 anni) arrivano al 10% (il 9,3% in Italia).

Per approfondire, consulta il Rapporto Censis.