Istruzione e ritorni occupazionali, l'andamento nel 2024
Pubblicato Martedì, 16 dicembre 2025Il legame tra livelli di istruzione della popolazione e i loro ritorni occupazionali vengono indagati nel report Istat che, sulla base dei dati della rilevazione sulle forze di lavoro condotta nel 2024, raccoglie i principali risultati, fornendo una lettura integrata della dinamica dell’offerta e della domanda di capitale umano sul mercato del lavoro.
Si riducono i divari occupazionali territoriali per tutti i titoli di studio: nel Mezzogiorno, rispetto al Nord, i tassi di occupazione (41,9%, 61,1% e 77,3% per i bassi, medi e alti titoli di studio) hanno registrato nel 2024 un incremento più sostenuto e i tassi di disoccupazione (rispettivamente 15,9%, 10,1% e 5,1%) un calo maggiore, indipendentemente dal livello di istruzione. Ne consegue una flessione nei divari occupazionali territoriali confermando, in particolare tra i laureati, una tendenza già registrata negli anni precedenti. I differenziali Nord-Mezzogiorno restano tuttavia molto marcati: nel Mezzogiorno i tassi di occupazione sono inferiori di 23,2 punti per i bassi titoli di studio. In particolare il divario territoriale Nord-Mezzogiorno del tasso di occupazione dei laureati continua a diminuire confermando l’andamento degli ultimi anni.
Nel 2024 diminuisce la quota di lavoratori a termine tra i 25-64enni (dal 13,6% nel 2023 al 12,6% nel 2024); il calo è più marcato tra i giovani (25-34 anni), -2,5 punti, e si osserva per qualsiasi titolo di studio.
Il diploma è considerato il livello di formazione minimo indispensabile per una partecipazione al mercato del lavoro con potenziali opportunità di crescita professionale: in Italia, nel 2024, il 44,4% dei 25-64enni ha un titolo di studio secondario superiore; tale quota è analoga a quella media Ue27.
Le donne in Italia sono più istruite degli uomini: nel 2024, le 25-64enni in possesso almeno di un diploma o una qualifica sono il 69,4% (+1,4 punti rispetto al 2023), gli uomini il 64,0% (+1,1 punti); le donne in possesso di un titolo terziario raggiungono il 25,9% (+1,0), gli uomini il 18,7% (+0,4). Le differenze di genere, a favore delle donne – più marcate di quelle medie Ue27 – risultano dunque in aumento.
In calo, ma comunque molto elevato, il vantaggio occupazionale della laurea: nel 2024, il tasso di occupazione dei 25-64enni (70,1%) raggiunge l’84,7% tra coloro che possiedono un titolo terziario, un valore superiore di 10,7 punti a quello di chi ha un titolo secondario superiore (74,0%) e di 29,7 punti a quello di chi ha conseguito al più un titolo secondario inferiore (55,0%). D’altra parte, il tasso di disoccupazione dei laureati (3,2%) è significativamente più basso rispetto a quello dei diplomati (5,3%) e di coloro che hanno al più un titolo secondario inferiore (9,1%). Nonostante dunque le differenze per titolo di studio si riducano leggermente, si conferma l’evidente “premio” occupazionale dell’istruzione, in termini di aumento della quota di occupati al crescere del titolo di studio conseguito. Le opportunità occupazionali per chi raggiunge un titolo terziario rimangono comunque inferiori a quelle medie europee.
Il confronto con l’Europa evidenza il forte svantaggio occupazionale delle donne in Italia rispetto alle omologhe europee, svantaggio che tuttavia si riduce al crescere del livello di istruzione. Nel 2024 la differenza con l’Ue si riduce solo per le diplomate, per le quali si registra un incremento nel tasso di occupazione superiore a quello delle altre donne europee.
Per approfondimenti consulta il report Istat “Livelli di istruzione e ritorni occupazionali – Anno 2024”.



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