"Education at a glance 2019", i dati Ocse sulla scuola

Pubblicato Mercoledì, 11 settembre 2019

Una fotografia sui vari aspetti del mondo dell'istruzione, dalla scuola all'università, è quella scattata dal nuovo Rapporto Ocse "Education at a glance 2019".

Per l’Italia lo studio registra un dato alto di Neet (Not Engaged in Education, Employment or Training): il 26% dei giovani di età compresa tra 18 e 24 anni è Neet, rispetto alla media Ocse del 14%. Circa l’11% dei 15-19enni sono Neet, ma questa quota triplica per i 20-24enni, raggiungendo il 29% per le donne e il 28% per gli uomini nella classe d’età in cui inizia la transizione verso l’istruzione terziaria e il mercato del lavoro. Sebbene il livello d’istruzione sia più alto tra le donne, il tasso di giovani Neet aumenta fino al 37% per le donne di età compresa tra i 25 e i 29 anni e scende al 26% per gli uomini della stessa coorte.

Piena scolarizzazione in Italia per i bambini tra i 3 e i 5 anni con una percentuale del 94%, un valore superiore alla media Ocse. Nonostante, invece, il numero dei laureati resti basso, il Rapporto rileva che la quota è in aumento per le generazioni più giovani. La quota di giovani adulti (di età compresa tra i 25 e i 34 anni) che hanno un titolo di studio di istruzione terziaria è più elevata e ha raggiunto il 28% nel 2018 (34% per le giovani donne), nonostante il tasso di occupazione dei 25-34enni con un titolo di studio terziario sia del 67%, rispetto all’81% dei 25-64enni. In Italia, gli adulti con un titolo di studio universitario nelle discipline scientifiche registrano tassi di occupazione prossimi alla media Ocse, mentre il tasso di occupazione è inferiore per gli adulti laureati nelle discipline artistiche (72%) o umanistiche (78%), sebbene l’Italia registri la seconda quota più alta (29%) di adulti laureati nelle discipline artistiche e umanistiche, in scienze sociali, giornalismo e nel settore dell’informazione tra i Paesi dell’Ocse. Il Rapporto indaga anche il mondo degli Its, gli Istituti Tecnici Superiori, ancora relativamente nuovi in Italia: solo l’1,7 per cento delle matricole iscritte per la prima volta nel 2017 si è iscritto a un Its. Le istituzioni stanno promuovendo questi percorsi professionali a livello terziario per facilitare l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro.

In merito alla spesa per l’educazione, nel nostro Paese si investe circa il 3,6% del Pil - dalla scuola primaria all'università - una quota inferiore alla media Ocse del 5% e uno dei livelli più bassi di spesa tra i Paesi dell'Ocse. La spesa è diminuita del 9% tra il 2010 e il 2016 sia per la scuola sia per l'università, più rapidamente rispetto al calo registrato nel numero di studenti, che è sceso dell'8% nelle istituzioni dell'istruzione terziaria e dell'1% nelle istituzioni dall'istruzione primaria fino all'istruzione post-secondaria non terziaria. La quota del finanziamento privato nell'istruzione terziaria è lievemente superiore in Italia (36%) rispetto alla media dei Paesi dell'Ocse (32%). Tra le fonti pubbliche, riporta lo studio, le amministrazioni regionali e locali contribuiscono a una quota del finanziamento dell'istruzione non terziaria (5% dall'amministrazione regionale e 8% dalle amministrazioni locali); le amministrazioni regionali contribuiscano al 18% del finanziamento pubblico per l'istruzione terziaria.

Per maggiori informazioni consulta il Rapporto "Education at a glance 2019"