Lavoro, il Rapporto INAPP fotografa le ripercussioni della crisi pandemica

Pubblicato Martedì, 20 luglio 2021

“Negli ultimi dieci anni i contratti a tempo determinato sono aumentati di oltre 800mila unità registrando un’impennata del +36,3% con una variazione dell'occupazione complessiva pari appena all'1,4%. Anche la distribuzione funzionale del reddito ha mostrato un peggioramento persistente come conseguenza della contrazione marcata delle retribuzioni salariali a fronte del trend crescente, seppur debolmente, della produttività del lavoro. La flessibilità nel nostro Paese si traduce così in una sempre maggiore precarietà, un andamento che continua anche nella ripresa post covid dove sono sempre i contratti a termine, part time e di somministrazione ad essere scelti dalle imprese (nel trimestre marzo-maggio 2021 gli occupati precari sono saliti di 188mila unità mentre gli stabili sono diminuiti di 70mila unità). Le imprese sembrano così non scommettere con convinzione sulla ripartenza dopo la crisi imposta dalla pandemia, dove solo il blocco dei licenziamenti ha tutelato di fatto i lavoratori più fragili”.

Questo lo scenario del mercato del lavoro tracciato nel primo Rapporto INAPP (Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche), presentato lo scorso 16 luglio, che riprende la tradizione trentennale dell’Isfol. In otto capitoli, il Rapporto evidenzia le trasformazioni in corso nel mercato del lavoro e nei sistemi della formazione professionale a fronte dei cambiamenti in atto, con spunti di riflessione sull’interazione tra tali processi e lo shock pandemico.
In generale, la crisi legata al diffondersi del covid-19 ha avuto maggiori ripercussioni al Nord rispetto al Sud; i giovani sono stati i più colpiti in termini occupazionali, mentre la componente over 50 è stata la sola a far riscontrare un aumento degli occupati, pari allo 0,7% fra febbraio e aprile e allo 0,9 nella fase di momentaneo allentamento delle restrizioni.

“Nell’ultimo anno e mezzo per via della crisi innescata dalla pandemia molti lavoratori sono stati artificiosamente “congelati” nei loro posti di lavoro e adesso bisogna avere la capacità di “scongelare il lavoro” sostenendone la domanda sia nei settori tradizionali più colpiti sia in quelli più innovativi. “Scongelare il lavoro” dopo il blocco dei licenziamenti significa scommettere con determinazione sulla crescita economica e sulle politiche attive, in particolare per la formazione dei lavoratori”, ha spiegato il presidente INAPP Sebastiano Fadda, che indica nel potenziamento dei centri per l’impiego lo strumento attraverso il quale ”da un lato favorire la copertura dei posti vacanti, facilitando l’incontro tra domanda e offerta, e dall’altro favorire l’acquisizione delle nuove competenze richieste dall’evoluzione dei sistemi produttivi”.

Nel Rapporto INAPP vengono inoltre evidenziate le sfide della pubblica amministrazione, che deve far fronte non solo alla riduzione progressiva e costante del numero di dipendenti pubblici nel corso degli ultimi venti anni, ma anche al crescente invecchiamento della propria forza lavoro, e del Terzo Settore, che a causa della crisi legata alla pandemia ha registrato chiusure o sospensioni delle attività pari al 14,2% del comparto.


Per maggiori dettagli, consulta la versione integrale del Rapporto INAPP 2021.