Scuola, lo studio Indire sull’impatto della pandemia nella didattica

Pubblicato Lunedì, 07 febbraio 2022

Come e quanto ha inciso la pandemia sulla scuola in Italia? Una prima risposta è offerta dall’indagine svolta da Indire – Istituto nazionale documentazione innovazione ricerca educativa - “Impatto della pandemia sulle pratiche didattiche e organizzative delle scuole italiane nell’anno scolastico 2020/21”.

Nello studio, realizzato attraverso questionari online su un campione di 2.546 docenti a tempo indeterminato, non di sostegno, è stato analizzato l’andamento della didattica nel corso delle varie fasi della pandemia. Oltre alle diverse metodologie didattiche adottate dagli insegnanti, nello studio sono stati indagati anche l’uso della tecnologia (app, software e ambienti digitali), gli spazi adottati (ambienti diversi da quelli convenzionali, corridoi, palestre, parchi o teatri), i contenuti, l’organizzazione e la leadership scolastica (ruoli e gestione della crisi pandemica), la collaborazione con altre scuole e con soggetti esterni sul territorio, la valutazione (rilevazione, feedback e condivisione dei processi valutativi), la formazione (esperienze realizzate e loro utilità per lo sviluppo professionale).

A differenza del primo lockdown, nella primavera 2020, in cui la chiusura totale delle scuole ha condotto all’attivazione della didattica a distanza (DaD) come unica modalità di interazione tra i docenti e gli studenti, nell'anno scolastico 2020/21 c’è stato un tentativo di ritornare alla didattica in presenza, che è stata compiuta nel 72,1% del campione. In contemporanea, comunque, sono rimaste in uso modalità alternative: la maggioranza degli insegnanti italiani ha sperimentato con frequenza la didattica a distanza (68,6%), mentre quasi la metà ha optato per la didattica ibrida (48,2%) e quella alternata (45,2%).

Accanto a metodologie didattiche innovative e interattive, quali il Project-Based Learning, la Flipped classroom, il Debate, l’Apprendimento cooperativo, la Didattica breve, hanno convissuto strumenti tradizionali: il canonico libro di testo, ad esempio, risulta ancora essere tra le risorse più frequentemente utilizzate. Nella scuola primaria, il 53,9% dei docenti l’ha utilizzato “sempre” e nel 39,7% “spesso”; nella scuola secondaria di primo grado, le percentuali sono rispettivamente del 49,3% e del 38,5%, mentre nella secondaria di secondo grado sono del 46,8% (“sempre”) e del 38,4% (“spesso”).

 

Per approfondire, consulta l’indagine Indire “Impatto della pandemia sulle pratiche didattiche e organizzative delle scuole italiane nell’anno scolastico 2020/21”.