Programma nazionale di riforma 2017. Il contributo delle Regioni e Province autonome

Pubblicato Mercoledì, 26 aprile 2017
Le Regioni e Province autonome, nella seduta di Conferenza del 30 marzo scorso, hanno approvato la loro posizione sul Programma nazionale di Riforma 2017 (PNR) ribadendo la propria volontà ad avere un ruolo da protagonista delle riforme strutturali per lo sviluppo e la crescita del Paese; confermando che il loro apporto è indispensabile per rendere il PNR sia uno strumento di governance multilivello sia uno strumento di sviluppo strategico regionale, nazionale ed europeo.


Inoltre il 6 aprile scorso la Conferenza delle Regioni ha approvato il documento regionale completo che è confluito nella sezione III del Documento di Economia e Finanza (DEF) 2017 (Consiglio dei ministri del 11 aprile), trasmesso al ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan e al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Sandro Gozi.


La documentazione regionale, visibile sul sito regioni.it, è costituita dal Contributo delle Regioni e Province autonome al Programma nazionale di Riforma 2017, dal Riepilogo delle best practices e dalla Griglia consuntiva degli interventi regionali.


Come ormai da alcuni anni, le Regioni partecipano attivamente alla composizione del PNR producendo un proprio contributo specifico, relativo allo stato d’implementazione delle riforme attuate in risposta alle Raccomandazioni europee specifiche per Paese (Country Specific Recommendations – CSR) e ai Target della Strategia Europa 2020. 


Gli interventi regionali sono stati descritti e raccolti allo scopo di restituire quadri sinottici composti da macro-misure, sotto le quali riportare gli interventi di riforma regionali per CSR e Target. Sulla base di quanto sperimentato con i PNR precedenti, a tali misure sono stati ricondotti - laddove possibile - i Risultati Attesi (RA) derivanti dall’Accordo di Partenariato per la Programmazione dei Fondi SIE 2014-2020. Inoltre, quest’anno sono stati anche inseriti tra le macro misure alcuni specifici obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 (Sustainable Development Goals, SDGs), identificati con la sigla SDG, in una logica di integrazione della programmazione regionale nel più ampio contesto globale.

 

Riportiamo una sintesi dei temi più rilevanti contenuti nel contributo regionale.

Si conferma la piena centralità delle politiche del lavoro in materia di politiche attive, servizi per l’impiego e mercato del lavoro, nonché politiche occupazionali a favore delle donne. Nell’ambito delle politiche di bilancio e fiscali, le Regioni hanno proseguito ad implementare azioni di impatto sulla riduzione del rapporto debito pubblico/PIL, impegnandosi con attività a supporto della revisione e riduzione della spesa regionale, nonché impegnandosi nell’utilizzo della fiscalità come leva strategica, non solo per il contrasto ai fenomeni di irregolarità e di elusione della normativa, ma anche per una crescita complessiva del sistema economico e occupazionale.

Un’altra priorità è stata l’inclusione sociale e la lotta alla povertà perseguita con un approccio integrato sul versante della formazione e del lavoro. Le Regioni sono state impegnate nel ridurre il fallimento formativo precoce e la dispersione scolastica, potenziando processi di apprendimento, di orientamento scolastico. Rispetto ai target ambientali, le Regioni si sono attivate da tempo per ridurre i propri consumi energetici, le emissioni climalteranti e la dipendenza dalle fonti tradizionali di energia attraverso la promozione del risparmio e dell’efficienza energetica ed il sostegno al più ampio ricorso alle fonti rinnovabili. Le Regioni hanno messo in campo una serie d’interventi diretti ad incidere sulle debolezze strutturali che caratterizzano il sistema della ricerca e dell’innovazione in Italia (Strategie di specializzazione intelligente, Piani/Programmi regionali per la Ricerca lo sviluppo tecnologico e l’Innovazione). Sono stati inoltre attivati interventi strutturati per favorire l’accesso al credito delle piccole e medie imprese, e una più ampia diffusione di strumenti di finanziamento alternativi, per sfruttare al meglio il potenziale di crescita e di innovazione delle PMI. Le Regioni hanno altresì realizzato interventi capaci di incidere positivamente nella direzione di un mercato più libero e competitivo, mediante azioni riconducibili alle competenze regionali in materia di attività produttive e commercio, di un’ampia strategia del Digitale, di uno sviluppo delle professioni e di semplificazione amministrativa, come precondizione necessaria per una modernizzazione/efficientamento della pubblica amministrazione e per realizzare una “smart administration”. Le Regioni hanno rafforzato le azioni di green economy, consolidandone la portata trasversale nei processi di sviluppo locale e di rinnovamento del modello di sviluppo sostenibile.

 

 

M.B.