Rapporto Italia 2019, l’indagine Eurispes fotografa un Paese affetto da “qualipatia”

Pubblicato Lunedì, 04 febbraio 2019

La parola chiave al centro del 31° Rapporto Italia, curato da Eurispes, è qualità, in particolare la sua mancanza.  «Si sta affermando nella società italiana - ha spiegato Gian Maria Fara, presidente dell’Eurispes - una nuova patologia, la “qualipatia”, intesa nella accezione negativa ovvero l’avversione e il rifiuto per tutto ciò che richiama la qualità. Una patologia che archivia l’essere e santifica l’apparire, che esalta il contenitore a discapito del contenuto, che premia l’appartenenza e mortifica la competenza».

«La separazione tra Sistema e Paese, che abbiamo descritto nel Rapporto Italia 2018, non sembra affatto superata e il Paese resta in attesa di capire che cosa intende fare il Sistema per sanare la frattura. È caduta la cultura della programmazione – Continua Fara - Il nostro si potrebbe definire “Paese del Ni”, che non riesce mai ad esprimersi in maniera definitiva con un “No” o con un “Sì”».

Nel Rapporto Italia 2019 l’attualità politica, economica e sociale viene indagata attraverso sei dicotomie tematiche, illustrate attraverso altrettanti saggi e 60 schede fenomenologiche. Le dicotomie presentate sono Pubblico/Privato, Sovranismo/Mondialismo, Lavoro/Tecnologia, Identità/Differenza, Realtà/Rappresentazione, Sicurezza/Insicurezza.

Ad arricchire il Rapporto, le indagini campionarie che, nell’edizione di quest’anno, hanno sondato alcuni dei temi tradizionalmente proposti dall’Eurispes e altri di recente interesse: la fiducia nelle Istituzioni, l’opinione sull’operato del Governo, la situazione economica delle famiglie e i consumi, il mondo del lavoro, l’euro e l’Europa, l’opinione sui temi etici, il testamento biologico e il fine vita, il gioco con vincita in denaro, il rapporto dei cittadini con la televisione pubblica, il mondo degli animali, le nuove abitudini alimentari e la sensazione  di sicurezza dei cittadini.

I dati raccolti da Eurispes tra dicembre 2018-gennaio 2019 mostrano un aumento della fiducia verso le istituzioni rispetto al 2018, anche se rimane un diffuso scetticismo rispetto ai traguardi da raggiungere. Sul tema dell’Europa, gli Italiani si sono espressi in maniera favorevole: quasi la metà dei cittadini (49,5%) rimane su una posizione equilibrata, affermando che per l’Italia far parte dell’Unione comporta vantaggi e svantaggi. Quasi uno su cinque (19,2%) pensa invece che per l’Italia far parte dell’Unione rappresenti un valore aggiunto, mentre il 13,4% crede sia uno svantaggio. Oltre sei italiani su dieci (60,9%) ritengono che il nostro Paese debba restare in Europa (+12,1% rispetto all’indagine del 2017), solo il 14,2% vorrebbe uscirne definitivamente (-7,3% rispetto al 2017); ben un quarto non sa orientarsi (24,9%). La maggioranza degli italiani vuole che l’euro continui ad essere la moneta corrente (53,1%), solo il 23,9% vorrebbe che l’Italia uscisse dalla moneta unica; molti (23,9%) non hanno saputo rispondere. Per quasi quattro cittadini su dieci (39,3%) l’Unione europea resisterà nonostante le difficoltà, il 19,3% è convinto che dopo la Brexit un altro paese membro uscirà dall’Unione, il 16,3% crede che l’Europa unita non sia destinata a durare; il 24,1% non si esprime.

Il Rapporto Eurispes indaga anche il mondo del lavoro. Il 58,3% di quanti hanno partecipato all’indagine afferma di avere un lavoro. Più della metà del campione (54,2%) dichiara che la sua posizione lavorativa gli permette (“molto” e “abbastanza”) di fare progetti per il futuro (nel 2013 i pessimisti erano il 64%); resta comunque alta la percentuale di quanti non hanno questa sicurezza (45,8%). Il 69,5% di chi lavora non si sente nelle condizioni di dover cercare una nuova occupazione. Il 53,2% può sostenere con il proprio lavoro spese come l’acquisto di una casa, di un’automobile o l’accensione di un mutuo (contro il 46,8%). Rispetto al 2013 risulta aumentata di quasi 15 punti la quota di quanti possono permettersi determinate spese. Rispetto a 6 anni fa, aumenta di più di dieci punti percentuali la quota di quanti si sentono sicuri di garantire una stabilità alla propria famiglia grazie al proprio lavoro (dal 46,5% al 56,8%).  Accanto a questi dati, comunque, c’è una quota interessante del campione che afferma di essersi trovata nell’ultimo anno nella condizione di svolgere un doppio lavoro (22,3%), lavorare senza contratto (21,2%) o svolgere un lavoro con qualifiche inferiori rispetto alle proprie competenze (24,2%). I più esposti i giovani tra 18 e 34 anni, che hanno lavorato senza contratto nel 58,6% dei casi per i 18-24enni e nel 34,7% per i 25-34enni.

Ulteriori informazioni sul Rapporto Italia 2019 sono disponibili sul sito Eurispes.