Almalaurea, Rapporti sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati

Pubblicato Lunedì, 10 giugno 2019

L’89 per cento di chi ha conseguito la laurea è soddisfatto del percorso, la metà vuole lavorare fuori, gli stipendi dei laureati risultano più alti del 38 per cento rispetto a chi ha solo il diploma. In diminuzione le matricole del 13 per cento dal 2004, anche se dagli ultimi 4 anni accademici comincia a registrarsi un’inversione di tendenza. 

In due distinti Rapporti Almalaurea ha tratteggiato il panorama dello stato dei laureati nel nostro Paese: il Rapporto sul Profilo dei laureati ha analizzato le performance formative di oltre 280 mila laureati nel 2018 (160 mila laureati di primo livello, 82 mila dei percorsi magistrali biennali e 37 mila magistrali a ciclo unico); il Rapporto sulla Condizione occupazionale ha analizzato circa 640 mila laureati di primo e secondo livello del 2017, 2015 e 2013, contattati rispettivamente a uno, tre e cinque anni dal conseguimento del titolo.

L’esperienza universitaria è considerata favorevolmente dall’89 per cento dei laureati e il 70 per cento sceglierebbe nuovamente lo stesso corso e lo stesso ateneo. 

“All’aumentare del livello del titolo di studio posseduto diminuisce il rischio di restare intrappolati nell’area della disoccupazione. Generalmente i laureati – registra Almalaurea - sono in grado di reagire meglio ai mutamenti del mercato del lavoro, disponendo di strumenti culturali e professionali più adeguati”. Il tasso di occupazione della fascia d’età 20-64 è pari al 78,7 per cento tra i laureati, rispetto al 65,7 di chi è in possesso di un diploma. Nel 2014 un “alto formato” guadagnava il 38,5 per cento in più rispetto a uno studente uscito dalla scuola secondaria di secondo grado. 

Per oltre la metà dei laureati occupati ad un anno, il titolo ottenuto risulta “molto efficace o efficace”: 56,3 per cento per i triennalisti e 59 per cento per i magistrali. Rispetto all’indagine del 2014 si rileva un aumento di 9 punti percentuali per i laureati di primo livello e di 5,5 punti per quelli di secondo. Il miglioramento osservato negli ultimi anni ha quasi del tutto colmato la contrazione registrata nelle stagioni della crisi (2008-2014). Per i laureati di secondo livello nel 2018 si è registrato il più alto valore nei livelli di efficacia.

Nel 2018, a un anno dal conseguimento del titolo, la forma contrattuale più diffusa è stato il lavoro non standard, prevalentemente alle dipendenze a tempo determinato: riguarda oltre un terzo degli occupati. A cinque anni dalla laurea è occupato l’88,6 per cento dei laureati di primo livello e l’85,5 dei “secondo livello”. In questo caso oltre la metà degli occupati (58,7 per cento) è assunto con un contratto a tempo indeterminato ed è coinvolto da professioni smart working o dal telelavoro il 4,7 per cento dei laureati di primo livello. 

Nel 2018 il 5,1 per cento dei laureati di secondo livello italiani lavora all’estero: il 66,2 ha trovato migliori condizioni di lavoro, salari più alti, possibilità di crescita. Il 22,8 per cento dei migranti per lavoro oggi vive nel Regno Unito. Un terzo degli occupati all’estero ritiene il rientro in Italia molto improbabile, almeno per i prossimi cinque anni. Chi decide di spostarsi oltreconfine per motivi lavorativi ha avuto performance di studio tendenzialmente più brillanti rispetto a chi è rimasto in Italia a lavorare.

L’esperienza di studio all’estero aumenta le chance occupazionali del 12,7 per cento. “Il tirocinio formativo e di orientamento o un’esperienza di studio all’estero con un programma europeo sono carte vincenti da giocare sul mercato del lavoro”, secondo i dati Almalaurea. A parità di condizioni, il tirocinio si associa a una probabilità maggiore del 9,1 per cento di trovare un’occupazione a un anno dalla conclusione del corso di studio.

Sul sito Almalaurea sono disponibili i Rapporti completi