Education at a Glance 2020, la fotografia dell'Ocse all'istruzione

Pubblicato Venerdì, 11 settembre 2020

“La crisi del Covid-19 ha messo in luce le numerose inadeguatezze e disuguaglianze nei sistemi educativi di tutto il mondo. Mentre i governi iniziano a ricostruire le loro economie e vengono varate le prime misure di assistenza alla popolazione, è fondamentale che la spesa pubblica a lungo termine per l'istruzione rimanga una priorità per garantire che ogni giovane abbia le stesse opportunità di continuare l'istruzione, avere successo a scuola e sviluppare le competenze di cui ha bisogno per contribuire alla società”. È una situazione davvero complessa quella analizzata nell’ultimo rapporto dell’Ocse, pubblicato lo scorso 8 settembre, Education at a Glance 2020.

Lo studio prende in esame i sistemi educativi dei 37 Paesi membri dell'Organizzazione, nonché di Argentina, Brasile, Cina, Costa Rica, India, Indonesia, Federazione russa, Arabia Saudita e Sud Africa.
“Il rafforzamento dei sistemi educativi deve essere al centro della pianificazione della politica per riprendersi da questa crisi e fornire ai giovani le capacità e le competenze di cui hanno bisogno per avere successo" ha dichiarato il segretario generale dell'Ocse Angel Gurría. “È fondamentale che venga compiuto ogni sforzo per garantire che la crisi non aggravi le disuguaglianze nell'istruzione che si sono rivelate in molti paesi. L'attuale crisi ha messo alla prova la nostra capacità di affrontare le interruzioni su larga scala. Ora sta a noi costruire come sua eredità una società più resiliente " ha concluso il segretario.

L'edizione 2020 di Education at a Glance, oltre a un rapporto di accompagnamento sull'impatto della crisi COVID-19 sull'istruzione, include un focus sull'istruzione e formazione professionale, indagando sulla partecipazione all'istruzione e alla formazione professionale a vari livelli di istruzione, sul mercato del lavoro e sui risultati sociali di laureati professionali nonché le risorse umane e finanziarie investite negli istituti professionali.

Il Rapporto Ocse mette in luce come in media nei Paesi industrializzati si appiattisca – con l’avanzare dell’età – il tasso di occupazione di chi ha compiuto studi tecnici senza aver conseguito un diploma di laurea, mentre aumenti col tempo quello di diplomati e laureati con studi generalisti. Dall’altro, però, “il lockdown – sostiene Gurrìa – ha aumentato la consapevolezza del valore di professioni schiettamente tecniche e ha evidenziato il ruolo vitale di settori come il manifatturiero e il sanitario, cosicché è fondamentale aumentare l’attrattività di questi percorsi scolastici”, sviluppando ulteriormente l’alternanza scuola-lavoro, rafforzando i legami tra scuola e settore produttivo privato e fornendo da stimolo per i diplomati a proseguire la loro formazione tecnica all’università.

Tra i Paesi dell’Ocse a scegliere un percorso tecnico è in media il 37% degli studenti di secondaria superiore e il 62% degli studenti universitari , in particolare nei settori ingegneristico, manifatturiero e edile. Tuttavia, sostiene l’Ocse, “i programmi di studio che associano l’insegnamento scolastico e la formazione sul posto di lavoro non esistono in tutti i Paesi (come per esempio in Italia) e tutti gli studenti della scuola secondaria superiore professionale sono iscritti a programmi basati sull’apprendimento scolastico”, quello cioè in cui “almeno il 75% del percorso di studi si svolge in ambiente scolastico”.

Nel 2018 i giovani tra i 25 e i 34 anni che avevano conseguito un diploma universitario erano il 44% del totale, rispetto al 35% del 2008. Certo, le migliori condizioni di vita e di lavoro della popolazione adulta con un diploma di laurea hanno contribuito a questa crescita. Infatti, se il vantaggio occupazionale dei lavoratori giovani con istruzione terziaria rispetto a quelli con istruzione secondaria superiore è rimasto abbastanza costante negli ultimi dieci anni, questo cambia con il passare degli anni. Gli adulti con istruzione terziaria sono più resistenti alla disoccupazione di lunga durata e, nel 2018, il loro tasso di occupazione era di 9 punti percentuali più alto rispetto a quello degli adulti con solo un’istruzione secondaria superiore. Gli adulti laureati ottengono anche guadagni più alti, sebbene ciò vari a seconda del campo di studio. Il loro vantaggio aumenta con l'età: i 25-34enni con un'istruzione terziaria guadagnano il 38% in più rispetto ai loro coetanei con l'istruzione secondaria superiore, mentre i 45-54 anni guadagnano il 70% in più.

In quasi la metà dei Paesi presi in esame più del 40% dei giovani di età compresa tra 19 e 20 anni è iscritto a programmi di istruzione universitaria, anche se l'età media dell'ingresso all’università varia, passando dai 18 anni del Giappone ai 25 della Svizzera. Tuttavia all'inizio del secondo anno di studi, una media del 12% degli studenti di laurea triennale rischia di lasciare il sistema di istruzione terziaria mentre solo il 39% di coloro che accedono a un corso di laurea si laurea entro il tempo previsto.

Cnsulta il Rapporto Education at a Glance 2020