Rapporto Eurydice, l'analisi delle politiche educative UE

Pubblicato Venerdì, 11 dicembre 2020

Educazione e cura della prima infanzia (ECEC), risultati nelle competenze di base, abbandono precoce dei percorsi di istruzione e formazione (ELET), istruzione superiore, occupabilità dei laureati e mobilità per l'apprendimento. Sono questi gli ambiti della politica dell'istruzione indagati nell'ultimo rapporto Eurydice, appena pubblicato, attraverso 35 indicatori strutturali aggiornati con l'obiettivo, anche, di evidenziare riforme e principali sviluppi politici che, a partire dal 2015, sono stati messi in campo nei sistemi di istruzione e formazione in tutta Europa per permettere di raggiungere gli obiettivi europei entro il 2020.

Nel rapporto vengono presi in esame gli Stati membri della UE, il Regno Unito, la Bosnia-Erzegovina, l'Islanda, il Liechtenstein, il Montenegro, la Macedonia del Nord, la Norvegia, la Serbia e la Turchia. Parte dei dati raccolti sono stati pubblicati nell’Education and Training Monitor 2020, il rapporto di monitoraggio dell'istruzione e della formazione pubblicato dalla Commissione europea lo scorso 12 novembre, il quale analizza i risultati della UE e degli Stati membri in relazione agli obiettivi fissati dal quadro strategico per la cooperazione europea in materia di istruzione e formazione (ET 2020).
 
Nel rapporto Eurydice l'Italia, in merito all'ECEC, viene citata per aver introdotto riforme sostanziali volte a migliorare la qualità e la governance in tutto il paese, con l’introduzione del sistema integrato da 0 a 6 anni. Inoltre, l’Italia, insieme all'Irlanda, la Lettonia, Malta e la Finlandia è fra quei paesi che hanno introdotto riforme sulla qualificazione del personale o sullo sviluppo professionale continuo.

L’obiettivo fissato dall’Europa sull'istruzione superiore richiede che, entro il 2020, la percentuale di diplomati di questo livello educativo sia almeno del 40%: l’Italia registra un 27,6%, posizionandosi tra i Paesi con il livello di istruzione superiore più basso d'Europa. Al nostro Paese va però riconosciuto di aver messo in atto il riconoscimento dell'apprendimento informale e non formale e di considerare il tasso di completamento degli studi come requisito per l'assicurazione esterna della qualità.

L'occupabilità ha un ruolo centrale nella strategia Europa 2020 e, nel 2019 il relativo obiettivo di raggiungere un tasso di occupabilità dei diplomati dell'istruzione secondaria e terziaria dell’82% è stato mancato per un solo punto percentuale in meno. Anche se negli ultimi anni i progressi sono stati lenti, i risultati del 2019 si dimostrano come i più brillanti dopo la crisi finanziaria del 2008. Su questo fronte il rapporto registra notevoli riforme ed attività in tutti i Paesi analizzati. Per l'Italia, in particolare, viene evidenziato l'aggiornamento del repertorio dei profili professionali nell'ottica di migliorare la qualità e la pertinenza dei sistemi di istruzione e formazione professionale rispetto al mercato del lavoro.

Un discorso a parte riguarda la mobilità per l'apprendimento nell'istruzione superiore: in tutta Europa questa resta ancora ostacolata da diversi e numerosi elementi per cui la Ue invita gli Stati membri ad attuare riforme strutturali che ne facilitino la realizzazione.

Per saperne di più, consulta il Rapporto Eurydice sulle politiche educative Ue 2020